Skip to main content

Ho iniziato l’esperienza di volontariato al Carro sette anni fa. Nella vita ho fatto il fabbro ma ho sempre avuto una passione per “il verde”. Arrivato alla pensione ho pensato che questa passione potesse essere utile all’opera che gli amici de Il Carro portano avanti. Mi sono stati affidati due ragazzi con disabilità e insieme siamo diventati una squadra di giardinieri. Inizialmente ho pensato che con una squadra così poco esperta come la nostra ci saremmo occupati al massimo di qualche aiuola. La mia relativa tranquillità è calata quando entrando in ospedale a San Donato ho visto le aiuole, il prato interno, i circa 150 metri di siepi e tanto altro verde di cui occuparci! Insieme abbiamo scelto di rimboccarsi le maniche e di provarci. L’idea di prendere un tagliaerba meno complicato ha reso possibile a tutti di lavorare nel rispetto delle proprie possibilità. Questa cosa ha aiutato Fausto e Alessandro a prendere sicurezza come lavoratori e come persone. Un giorno Fausto è arrivato tutto contento, raccontando che una signora sul pullman stava parlando di tagliare l’erba del suo giardino ma non sapeva a chi rivolgersi, Fausto le ha detto che ci avrebbe pensato lui con la sua squadra! Può sembrare una cosa da poco ma per lui prendere l’iniziativa e proporsi è stato un salto di qualità non indifferente. Io mi sentivo più contento di lui perché vedevo il frutto del mio paziente lavoro educativo. Finché un giorno Fausto sorprendentemente mi ha detto che avrebbe voluto lavorare nel settore dell’assemblaggio del Carro. Ho pensato: Fausto non ha mai veramente scelto cosa fare, altri hanno sempre scelto per lui. Quel suo “voglio fare l’elettricista” è un io che fiorisce, che si risveglia da quel torpore che troppo “buonismo” rischiava di assopire. La più grande lezione che ho imparato al Carro è che educare non è comunicare un sapere o insegnare una manualità ma è accogliere chi hai davanti. L’augurio che faccio per questi 35 anni è di non perdere quella originalità per cui le persone vengono prima dei progetti, dove anche la più imprevedibile situazione rischia di diventare un’esperienza ricca di sorprese.

Gino Rossi