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“Ma come farò quando mia zia verrà a mancare? Da solo non posso stare!”

Questa la domanda di Giuseppe, dipendente della cooperativa che ogni giorno da Milano con il pullman si recava al Carro per trascorrere buona parte della sua giornata, prima di rientrare a casa con l’anziana zia. Ed è proprio la condivisione di questa preoccupazione che ha dato origine alla progettazione della prima comunità alloggio per disabili, nella consapevolezza che garantire un posto di lavoro non fosse sufficiente a completare il progetto di vita delle persone incontrate ogni giorno. Nel 2010 Il Carro si configura anche come cooperativa di servizi e apre La Nave, Comunità Alloggio Residenziale per Disabili, proprio al di sopra degli spazi della cooperativa di lavoro, realtà che oggi sette persone chiamano “casa”. Una casa non solo come risposta a situazioni emergenziali, ma anche come esperienza di crescita ed emancipazione, una casa aperta e integrata con la realtà della cooperativa di lavoro e dei servizi educativi, capace di ridare calore e speranza anche a chi proveniva da esperienze più difficili, una casa ispirata all’idea di famiglia, una famiglia allargata composta da ospiti, operatori e volontari che insieme condividono un percorso di vita. Nel 2017 si presenta poi un’altra occasione, la donazione di un appartamento in Paullo che ha permesso di realizzare il desiderio di vita indipendente di altri cinque ragazzi dando vita alla microcomunità La Vela. Un progetto diverso, per certi versi una sfida: dare la possibilità a persone fragili di progettare il loro futuro al di fuori del contesto familiare, acquisendo nuove abilità e competenze, affrontando le difficoltà della quotidianità in autonomia, ma mai in solitudine. E infine l’apertura di Casa Navigli a Milano, in un contesto d’eccezione, dove dodici giovani ragazzi disabili stanno vivendo esperienze di autonomia, grazie ai fondi della legge del Dopo di Noi, e per alcuni di loro il sogno si è realizzato, trasformandosi nella loro nuova quotidianità.

La Nave, La Vela, I Navigli, questi nomi ci rimandano alla metafora della navigazione, perché il percorso di emancipazione non è sempre facile, ma è possibile se la casa diventa il porto sicuro in cui rifugiarsi per poi ripartire verso nuovi orizzonti.

Silvia Scotti